Ore 9. Sarebbe partita sabato pomeriggio per poi concludersi nella giornata di ieri, domenica 15 ottobre, l’operazione della Polizia di Stato che, secondo notizie non confermate dagli uffici di via Tiberio, avrebbe portato all’arresto a Campobasso di due persone, in pieno centro cittadino. Si tratterebbe di un campobassano, Vincenzo Zeoli, 50enne ex guardia giurata, e di un foggiano, Giuseppe Bruno, 50enne piccolo imprenditore edile residente nel capoluogo molisano. Il Bruno non farebbe parte di nessun clan malavitoso del Foggiano, nonostante il cognome sia noto nella capitanata, ma sarebbe un ‘cane sciolto’ e avrebbe conservato in Puglia i canali giusti per il rifornimento della cocaina, mercato difficile da gestire. Durante la perquisizione presso le loro abitazioni sarebbe sbucati circa 300 grammi di cocaina pura, pronta per essere piazzata sul mercato dello spaccio locale (nell’abitazione del soggetto pugliese), oltre a fucili e pistole (in casa del molisano). Droga e armi sono state sequestrate mentre le perquisizioni sono continuate sia a Campobasso che nel Foggiano. Ci potrebbero essere ulteriori sviluppi visto l’importante legame che vedrebbe le due regioni in questa operazione. La voce in città si è già sparsa nella serata di sabato.
Aggiornamenti. Si chiama ‘Avamposto’ l’inchiesta portata avanti dalla Polizia di Stato di Campobasso che nel weekend appena trascorso ha portato all’arresto per spaccio di un campobassano e di un foggiano. Avamposto, come quello che cercavano di creare i due soggetti per una rete di spaccio ad alti livelli. I due comunicavano tramite walkie talkie per eludere eventuali intercettazioni telefoniche. La base era in una casa isolata di Oratino, dove gli agenti hanno rinvenuto droga, attrezzi per la preparazione e oltre 35mila euro in contanti nascosti in una stufa, probabile provento dell’attività illecita. La cocaina, secondo gli inquirenti, era destinata alla ‘Campobasso bene’. L’ex guardia giurata aveva il porto d’armi ma i fucili e le pistole detenute in realtà dovevano trovarsi a Termoli, dove era vissuto e aveva lavorato. Il 50enne pugliese, invece, era ricercato perché doveva scontare una condanna per truffa.