Albanese Nicandro, nato a Pozzilli il 28 aprile 1915, Partigiano con incarichi di comando nella lotta di Liberazione contro i nazi-fascisti in Piemonte. Nome di battaglia: «Alba». Alla vigilia della II Guerra Mondiale è sottufficiale di carriera in forza alla Guardia alla Frontiera, proveniente dalle fila della Fanteria.
Il 10 giugno 1940, sempre in organico a un caposaldo G.A.F., è in zona di operazioni contro la Francia sul confine occidentale nella zona di Saint-Martin-Vésubie. Ferito a un ginocchio, è anche destinatario di un encomio scritto. Sergente Maggiore, si distingue in numerose azioni di combattimento, tanto che il suo nome viene inserito in una proposta per una medaglia di bronzo al valore; l’iter burocratico rimarrà però senza seguito. Nei giorni dell’armistizio, la sua postazione in quota resta isolata e senza notizie; Albanese raggiunge quindi il proprio comando a Valdieri: nel marasma generale, trova la caserma saccheggiata. Niente ordini, nessun riferimento e del resto il comandante del suo reparto era stato chiaro:
«Andate dove volete!». Il Cappellano militare, Don Pierino Cristiani, mette tutti in guardia sul destino che proprio in quei giorni si andava delineando per i militari sbandati: cattura da parte dei Tedeschi e deportazione in Germania. Albanese mette insieme quello che può: coperte, viveri, munizioni e qualche fucile mitragliatore, poi raggiunge Terme di Valdieri, nella speranza di incontrare il tenente Ignazio Vian, sua vecchia conoscenza, con il quale in passato aveva condiviso sia esperienze di servizio (nel periodo 1938/39 erano stati in forza nello stesso reparto), sia sentimenti antifascisti. A Terme di Valdieri arrivano anche altri commilitoni; il gruppo cresce e per qualche giorno tutti restano in attesa degli eventi. Giunge la notizia che Vian ha costituito una banda partigiana a Boves. Si accendono gli entusiasmi e il desiderio iniziale è proprio quello di raggiungere Boves e far causa comune con gli uomini di Vian. Poi la svolta, nel corso di una riunione presso la trattoria “Brixio” di Entracque: la costituzione di un nucleo partigiano insieme a numerosi altri ufficiali e militari sbandati, provenienti dal resto del Piemonte, ma anche dalla Liguria. Il nucleo si trasferisce al Ponte delle Rovine. Il battesimo del fuoco avviene a Roaschia, contro preponderanti forze tedesche munite di autoblindo e carri armati. La formazione si sbanda, i nazifascisti eseguono rastrellamenti in tutta la Valle Gesso, a Valdieri e a Entracque. Seguono fucilazioni e rappresaglie, la banda si scioglie. In una relazione che dopo la guerra Albanese elaborò per un ricercatore storico, è lui stesso a spiegare che «… a questo punto mi vidi costretto non ad arrendermi, ma ad isolarmi temporaneamente e passai poi in Valle Stura alle dipendenze del comandante Renato Aimo». Proprio in Valle Stura, Albanese sarà nominato Comandante del distaccamento partigiano di Monfieis. Una nomina pervenuta direttamente dal Comando Generale partigiano di Pradleves.
La circostanza legata all’assegnazione di un ruolo di comando è documentata nella scheda personale del Partigiano “Alba”, consultabile sia presso l’Archivio Centrale dello Stato sia presso l’ Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo “D.L. Bianco”. Il medesimo carteggio, frutto nel dopoguerra di attente analisi ed elaborazioni, a cura di apposite Commissioni, oltre ad evidenziare la qualifica di “Partigiano combattente”, sintetizza altresì i dati relativi alla formazione di appartenenza (“I Div. G.L. – Giustizia e Libertà – Brigata Valle Stura”), nonché i periodi di mobilitazione e combattimento: dal 30.10.1943 al 10.01.1944, dal primo luglio 1944 all’ 8 giugno 1945. Le vicende di Albanese si intrecciano con l’eroismo partigiano in Piemonte, di cui è ampiamente noto il valore e l’eroico sacrificio. A gennaio del 1945, Alba si sposta con il suo distaccamento nella zona a ridosso di Valloriate. Una mattina, mentre è in avanscoperta in cerca di notizie, viene catturato da una squadra di soldati Tedeschi. Il grosso del reparto decide di proseguire l’attività di rastrellamento, lasciando un solo militare, armato di tutto punto, a sorvegliare Albanese. Appena rimasti soli, Albanese gli salta addosso e dopo violenta colluttazione lo disarma. E gli risparmia anche la vita. Poi rientra al suo distaccamento. E la guerra continua. Garantendo anche il salvataggio di numerose centrali idroelettriche puntualmente minate dai Tedeschi. Venti mesi d’inferno fino ai giorni della Liberazione. La I e la II Divisione G.L. erano alle dipendenze della V Zona (Comandante Ettore Rosa), cui facevano capo anche l’XI Divisione Garibaldi e un Gruppo di Divisioni Autonome. Nel dopoguerra Albanese entrò in Polizia. La sua morte a Cuneo, nell’abitazione di via Nasetta, il 15 gennaio 2001.
Antonio Lanza
Fonti consultate:
Archivio Centrale dello Stato – Istituto Centrale per gli Archivi – Schedario riconoscimento uomini e donne della resistenza.
Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo “D.L. Bianco”
Stralcio periodico “Vie Nuove” del 27 settembre 1953
Carte Albanese, fascicoli 2 e 3
Scheda Albanese
Nicola Pettorino, “Aspetti della Resistenza in Valle Stura” – Ed. Il Mensile di Borgo – Maggio 2024.
Quotidiano “La Stampa” – Edizione del 17.01.2001 – pag. 31
Si ringrazia la cortesia e la disponibilità dell’Istituto Storico e della Resistenza di Cuneo (dr. Marco Ruzzi) e della Sezione A.N.P.I. di Borgo San Dalmazzo e Valli (Presidente, Maddalena Forneris)