“Il Consiglio Regionale del Molise che si è tenuto nella mattinata del 14 gennaio e che avrebbe dovuto deliberare, previa discussione, il dimensionamento scolastico della nostra Regione, ha rappresentato uno dei punti più bassi del dibattito politico regionale degli ultimi anni”.
E’ il commento della Flc Cgil e della Cgil Molise a margine della seduta di ieri a Palazzo D’Aimmo.
“Iniziata con una sospensione dei lavori che era probabilmente tesa a risolvere problemi insorti all’interno della stessa maggioranza, l’assise regionale si è limitata ad approvare, a maggioranza e senza alcun emendamento, la delibera di Giunta 605 del 27/12/2024. Ma non solo: agli interventi della minoranza che ha criticato nel metodo e nel merito il provvedimento non è stata data risposta, mentre il Presidente della Regione Roberti ha pensato bene di non prendere nemmeno la parola. In pratica ci si è limitati ad una pedissequa applicazione dei tagli dal Governo nazionale, così come articolati dal “parere tecnico” espresso dall’Ufficio Scolastico Regionale del Molise, senza alcuna attenzione alle problematiche locali ed alle criticità rappresentate da più parti.
L’esordio della discussione ha fatto apparire sin da subito il tono farsesco a nostro parere non consono a un luogo istituzionale: il relatore di maggioranza del provvedimento, udite udite, ha scoperto che nella nostra e in altre regioni c’è un problema demografico e un problema di denatalità e non ha mancato di fare riferimenti trionfalistici alle politiche governative che dovranno attenzionare questa e altre discrasie.
La realtà dei fatti, invece, racconta che tagliare i servizi pubblici ed essenziali come scuola, istruzione, sanità e trasporti provoca proprio quei processi di desertificazione territoriale. Chi ha potere e responsabilità politica e amministrativa in questa regione dovrebbe spiegare in che modo vuole invertire questa deriva, mentre sembra voler attribuire la colpa al destino cinico e baro.
Dimenticano i “nostri” assessori e consiglieri che la scuola e altre prestazioni essenziali sono diritti costituzionali da rendere esigibili su tutto il territorio nazionale e dimenticano, praticandolo al contrario, uno degli insegnamenti fondamentali di don Milani: “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”.
La classe politica molisana oggi ha perso l’ennesima occasione per dimostrare di voler adoperarsi per mantenere in vita una Regione nella quale vale la pena studiare, lavorare, vivere. Noi però non ci arrendiamo: continueremo a batterci, insieme alle forze democratiche di questo Paese, per l’esigibilità dei diritti su tutto il territorio nazionale”.
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