“L’usura e le estorsioni sono i delitti “spia” della presenza mafiosa sul territorio. Entrambi ormai servono in egual misura alle mafie per penetrare nel tessuto economico-immobiliare sia in un contesto urbano, sia in uno rurale”. Inizia così il report 2017 dell’Osservatorio regionale Antimafia, a firma del presidente Vincenzo Musacchio, del vice presidente Daniele Colucci e di Vincenza Casale. “L’usura e il racket delle estorsioni sono finalizzati prevalentemente ad acquisire e accumulare liquidità e patrimoni e in Molise hanno sempre di più lo scopo di penetrare nelle attività economiche del nostro territorio per condizionarlo pesantemente e piegarlo agli scopi criminali più tipici come ad esempio il riciclaggio. Le mafie mediante tali strumenti criminosi si garantiscono un’infiltrazione sempre più profonda nel territorio, evitando quando possono l’uso della violenza e delle armi, controllando, di fatto, l’economia locale. In Molise questa manifestazione del fenomeno usuraio ed estorsivo inizia a destare preoccupazione, soprattutto riguardo alla crisi che stanno vivendo numerose imprese locali. Questa condizione precaria apre le porte alla liquidità delle organizzazioni criminali che con le enormi disponibilità finanziare dettano addirittura le regole del mercato. L’ultima relazione del Procuratore Nazionale Antimafia ha confermato la presenza mafiosa in Molise. I primi “bacilli” risalgono ai tempi in cui Vito Ciancimino era in soggiorno obbligato nel Comune di Rotello. Non mancano tuttavia presenze di famiglie mafiose del foggiano, siciliane, casertane, napoletane e calabresi. Alcuni esponenti, trasferiti in Molise al soggiorno obbligato, hanno messo radici non solo economicamente, ma anche famigliarmente, con imprenditori, professionisti e proprietari terrieri molisani. Non dimentichiamoci che anche nella nostra regione si sono avute le prime confische di beni di provenienza mafiosa. Nella situazione generale di crisi economica strettamente connessa a una sempre maggiore difficoltà di accesso al credito bancario, è facile per le organizzazioni criminali “infiltrarsi” nel sistema economico, sociale e politico della nostra regione. Dalle indagini giudiziarie delle tre procure della Repubblica molisane, nell’ultimo decennio, è emerso che alcune imprese del territorio sono entrate in contatto con chi, come le organizzazioni mafiose, hanno offerto liquidità finanziarie in modo rapido e senza troppi cavilli. Il tutto ovviamente nell’illusoria opportunità di salvezza dalla crisi economica. In realtà, con questi mezzi, la criminalità organizzata s’impadronisce delle aziende e le gestisce pur lasciandole in proprietà agli imprenditori in crisi. In Molise, così come in tante altre regioni d’Italia, esistono imprese che hanno chiuso i battenti per debiti o usura. Le denunce purtroppo sono poche, in pratica il delitto di usura appare quasi depenalizzato. Le vittime in larga parte sono persone che hanno sempre operato nel commercio e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il protesto di un assegno, il fallimento della loro attività. Solitamente sono commercianti, gestori di negozi di ogni genere, dall’abbigliamento all’alimentare. Sono queste le categorie che oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Come in ogni mercato, anche in quello del credito illegale, è inevitabile che, con il crescere della domanda, si sviluppi anche l’offerta. Nascono i cd. “pseudo-usurai”, figure che vanno dalle società di servizi alla mediazione finanziaria che spesso fanno capo a soggetti legati a organizzazioni mafiose. Questi nuovi meccanismi di prestito di denaro hanno trovato forza nella crescente richiesta da parte delle imprese in crisi. In Molise non è difficile comprendere che la liquidità di denaro mafioso derivi essenzialmente dal traffico di droga (soprattutto dalla vicina Albania). All’inizio il mafioso si accontenta d’interessi modesti, poiché il suo obiettivo finale è impadronirsi dell’azienda del debitore. La crisi contribuisce a questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati fuori del mercato o per non perdere commesse. Quest’aspetto che all’apparenza può apparire scontato al contrario è pericolosissimo poiché il mafioso offre non solo un servizio funzionale, ma al contempo accresce il suo consenso sociale affermandosi nei luoghi in cui agisce. Al tempo stesso il suo sistema usurario crea legami stabili con settori dell’economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che gli permettono di realizzare la ripulitura dei capitali di origine illecita. L’ingresso della criminalità organizzata (soprattutto della mafia foggiana, della camorra e della ndrangheta) nell’attività economica molisana ha favorito la trasformazione della stessa spalancando le porte dei grandi circuiti finanziari (fondi europei, fondi post sisma, fondi in agricoltura). Ormai in Molise non si può più negare la presenza delle mafie che condizionano oggettivamente alcuni aspetti della vita economica del territorio (la regione offre molti motivi d’interesse per le mafie che vanno dal turismo fino all’agricoltura). La battaglia non può e non deve essere lasciata solo agli addetti ai lavori come le forze di polizia e la magistratura, deve coinvolgere tutti, perché la mafia è un problema per cittadini, lavoratori, studenti, pensionati. È necessario costruire una rete di responsabilità e di consapevolezza tra amministrazioni locali, imprenditori, associazionismo laico e religioso, sindacati d’imprese e dei lavoratori, forze dell’ordine, organi d’informazione e magistratura inquirente. È utile fare tesoro delle esperienze, purtroppo molto consolidate, che l’associazionismo antimafia, antiusura e antiracket del mezzogiorno del Paese può offrire, aumentando le opportunità di scambio culturale e civile, sia invitando in Molise rappresentanti di questo mondo, sia organizzando dei veri e propri tour nei luoghi dove quest’associazionismo è più organizzato ed efficace. Il nostro Osservatorio suggerisce al prossimo presidente della Regione l’approvazione di una legge regionale che sancisca che le mafie sono anche qui da noi e che quindi occorre creare strumenti di sbarramento alla loro continua penetrazione nel territorio. I segnali che ne testimoniano la presenza sono molti, bisogna imparare a percepirli e a contrastarli, per difendersi e per difendere la nostra regione prima che sia troppo tardi”.