“L’approvazione da parte del Piano di Riconversione e Riqualificazione industriale da parte del MISE non risolve certo il tema della complessa situazione emergenziale che riguarda la piena attivazione degli strumenti di ripresa per l’area di crisi”. A sottolinearlo il segretario della Cgil Molise Franco Spina. “Si può certamente affermare che almeno il cammino è ripreso e la convocazione lo scorso 19 aprile del tavolo tecnico ne è la riprova. Tavolo tecnico al quale la Regione ha sommariamente illustrato il famoso PRRI che, ancora ad oggi, non è stato consegnato agli attori del tavolo. Come noto, la CGIL aveva chiesto e chiede la consegna del documento per poter esprimere le proprie valutazioni visto che lo stesso atto è stato profondamente ampliato rispetto alla prima bozza allegata alla delibera originaria. Si è preferito ancora una volta ritenere il tavolo regionale quale luogo dove informare sommariamente i componenti del percorso intrapreso, chiedendo eventuali osservazioni su un documento di cui non si conoscono i dettagli. Eppure, non sono dettagli quelli riferiti alle singole voci riguardanti le risorse appostate o da appostare sulle politiche attive e passive o sugli interventi finanziari previsti per le imprese e le infrastrutture. Fermo restando il totale delle risorse annunciate, per le politiche attive (10 milioni), è fondamentale esplicitare le modalità di attribuzione per singolo bando o misura, ad esempio bonus assunzionale, riqualificazione professionale, lavori di pubblica utilità ecc. Considerata l’ampia platea coinvolta, certo le risorse appostate sono del tutto insufficienti e occorrerà individuarne altre aggiuntive. Abbiamo evidenziato che l’obiettivo del riconoscimento di area di crisi complessa è quello di ricollocare il personale, potenzialmente, e rilanciare nuova occupazione attraverso la ripresa o rilancio di attività produttive. Occorre precisare, inoltre, che sono già trascorsi 2 anni dalla fase di avvio delle procedure e siamo ancora alla definizione dell’accordo complessivo. Ciò significa che serve onestà nel dire ai tanti lavoratori che attendono speranzosi che i tempi per l’effettiva ripresa di occupazione saranno ancora lunghi. Servono ancora anni e nel frattempo vorremmo sapere come manteniamo in vita le attività che vedono oggi lavoratori in cassa integrazione e come non disperdiamo quelle professionalità e lavoratori che vivono di mobilità ordinaria o in deroga, oltre ai tanti lavoratori già finiti in naspi e che non posseggono altri strumenti di sostegno. Il vero tema quindi è preoccuparsi di ottenere dal Governo nazionale un prolungamento delle politiche a sostegno del reddito almeno fino alla effettiva ripresa delle attività produttive prevista da tutti in 2/3 minimo dall’effettiva attribuzione delle risorse a valere sui progetti finanziati. Le altre regioni sono impegnate pienamente sul tema. In aggiunta, continuiamo a ribadire che le risorse necessarie per le politiche attive e passive o di accompagnamento si basano sul censimento preciso delle persone coinvolte e interessate. Ad oggi ancora non si chiude la profilazione dei lavoratori dell’area di crisi, occorre accelerare e ottenere in tal modo una conoscenza certa delle situazioni individuali. Il criterio premiale scelto che incentiva le imprese che assumono più lavoratori è assolutamente condivisibile, ma ad oggi oltre alle dichiarazioni sui numeri generali resi nell’incontro, non si conoscono quante e quali siano qualitativamente le manifestazioni di interesse presentate nel dettaglio, quante risorse sono previste nelle varie ipotesi e l’ammontare dei finanziamenti richiesti. Riteniamo quindi necessario una forte accelerata e una definizione compiuta di tutte le procedure e degli accordi entro qualche mese, così come un impegno unitario, oltre che da parte sindacale, a livello nazionale sul fronte del sostegno al reddito. Siamo già fortemente in ritardo e ai lavoratori bisogna dare certezze sui tempi e sulle azioni”.
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