Ore 15.30. Sarà anche vero che ci troviamo ancora in un periodo di ferie per molti lavoratori e professionisti, come è anche noto che il personale dell’ospedale Cardarelli, soprattutto in particolari reparti, è sotto organico, ma non è possibile che la sala d’attesa resti intasata per oltre un’ora, con situazioni di emergenza differenti, perché all’ora del cambio turno non c’è un medico o un paramedico disponibile a ricevere gli utenti. E’ ciò che è successo all’orario di pranzo al Pronto Soccorso del nosocomio di contrada Tappino, dove pazienti di varie età, fra cui anziani e persone sulla sedia a rotelle (foto), sono rimasti bloccati in corridoio, senza possibilità di spostarsi per non perdere la fila, in attesa che rientrasse qualcuno. In particolare una signora di circa 90 anni, su una sedia a rotelle, è rimasta un’intera mattinata ferma senza possibilità di andare a mangiare o recarsi in bagno. A segnalarci l’episodio – l’orario è fra le 13 e le 14 – una utente che si trova sul posto, in attesa come gli altri, dopo che sono stati consegnati i referti richiesti dallo stesso Pronto Soccorso ai vari reparti. C’è chi legge, chi guarda lo smartphone, molti parlano fra di loro, lamentando la situazione. Un uomo, non senza difficoltà, è dovuto tornare da solo dopo essere uscito dalla sala raggi. Persino i parenti dei pazienti che aspettano non sanno che fare, dal momento che non hanno idea di quando sarà disponibile il personale. Le persone in attesa, già sottoposto al triage – valutazione della condizione clinica e del rischio evolutivo, – hanno necessità differenti e di conseguenza anche una diversa sensibilità ad attendere. Un dolore a un piede per una presunta frattura non è certo uguale ad un dolore allo stomaco o una vertigine sospetta. Non è la prima volta che si verifica un intasamento simile al Pronto Soccorso, ma nonostante il periodo estivo e il sottorganico non si capisce coma mai ad un cambio turno, durante il quale in casi estremi potrebbe essere tollerabile un ritardo di qualche minuto, si vadano a creare “vuoti” assurdi a discapito dei pazienti.