Venti edifici scolastici chiusi, tra scuole per l’infanzia, primarie e medie. Motivo: perché sono a rischio, non in regola con la normativa antisismica o antincendio o con le altre regole a garanzia della staticità degli edifici e quindi della sicurezza di studenti e insegnanti. Parliamo ovviamente di Campobasso e di quello che è successo negli ultimi anni, numeri che sono finiti alla ribalta nazionale, con un dettaglio però positivo: il capoluogo molisano è la prima città in cui l’amministrazione comunale ha avviato la mappatura degli edifici scolastici. Iniziativa che ha comportato una serie di decisioni, come chiusure, trasferimento delle attività didattiche, individuazione di location provvisorie per gli studenti, interventi di adeguamento sismico, avvio di un processo di costruzione di nuove scuole. Il Corriere della Sera e Canale 5, ma anche altre testate come Tgcom, oggi hanno dedicato un servizio a Campobasso, una città di circa 50mila abitanti e quasi 10mila studenti, di cui 5mila universitari e 4.598 che frequentano asili, elementari e medie inferiori e superiori. La città – evidenza l’articolo del Corsera – vive nel ricordo e nel timore dei terremoti. Dal più devastante, nel 1805, fino all’ultimo del 31 ottobre 2002, senza considerare quelli di minore intensità che regolarmente richiamano l’attenzione di famiglie e amministratori. Gli ultimi due sindaci, Luigi Di Bartolomeo di centrodestra e l’attuale, Antonio Battista, di centrosinistra, non hanno potuto far altro che limitare il rischio con ordinanze di chiusura provvisoria, a cominciare dalla scuola di via Kennedy nel 2010. Passando per tutte le altre, dalla ‘Guerrizio’ alla ‘E.D’Ovidio’, dagli edifici di via Leopardi e di contrada Mascione alla ‘Montini’, a seguito di un evento o per un altro, tutte comunque per ragioni di sicurezza. Negli ultimi anni l’amministrazione Battista ha dovuto confrontarsi e combattere con comitati di genitori e alcune associazioni che si son fatti sentire e hanno anche coinvolto la Procura. “Chiudere una scuola è una cosa molto spiacevole, impopolare – ha dichiarato Battista al Corriere – perché a causa dei disagi che crea non incontra l’approvazione di tanta parte della popolazione, ma non si può vivere nell’angoscia che un evento qualsiasi o anche una scossa di terremoto modesta provochi una tragedia». Il consigliere provinciale Giuseppe D’Elia ha aggiunto che le scuole «sono i luoghi che tutti consideriamo i più sicuri, gli affidiamo i nostri figli e non devono trasformarsi in “bombe a tempo” che prima o poi causano qualche vittima, come se fosse il prezzo da pagare alle criticità accumulate negli anni». Così Campobasso ha fatto la radiografia completa del patrimonio edilizio scolastico. Si è affidata ai controlli dei tecnici comunali e dei Vigili del Fuoco e ha incaricato l’Università del Molise di certificare lo stato di salute di ciascun edificio. Su 35 costruzioni, 20 sono state chiuse e per altre 7 si attende il responso di agibilità. Le criticità non riguardano solo l’assetto antisismico ma anche altri aspetti come il rispetto delle norme antincendio. I restanti edifici, tra i quali tre nuovissimi, non potevano però accogliere tutti gli studenti sfollati, per cui dopo una breve fase di doppi turni, il sindaco ha chiesto la collaborazione dell’università, nelle cui aule sono stati sistemati 400 studenti. Altre centinaia sono invece stati distribuiti tra la Casa dello studente, in un edificio privato affittato per 215mila euro l’anno e in una palazzina della zona industriale e artigianale, ex sede dell’assessorato regionale alle attività produttive. Nel giro di qualche anno, ha assicurato Battista, con le nuove scuole che saranno costruite al posto delle vecchie, da abbattere, e con la certezza di essere al sicuro tornerà la vitalità al centro. “La giunta ha deciso di dirottare a favore alle scuole 11 milioni di euro destinati alla mobilità e 6 milioni ricavati dalla vendita di alcuni immobili comunali, ai quali vanno aggiunti i 3,3 milioni del bando «scuole innovative» finanziati dall’Inail. In tutto 20 milioni. Ma ne occorrerebbero altri 10. I Governi da tempo dovevano destinare risorse ai Comuni per le scuole”.
(in foto l’interno della ‘Montini’ e l’esterno della ‘Guerrizio’)