Che cos’è il genio? Se dovessimo chiederlo al Perozzi in “Amici Miei” risponderebbe “fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”, riferendosi ad una zingarata del Necchi. Ma come gli spettatori del film di Monicelli penserebbero che geni in realtà sono tutti i principali protagonisti della storia, così gli spettatori del Teatro Savoia che hanno assistito alla rappresentazione “L’amica geniale”, portata in scena dall’associazione “Vivi il tuo Quartiere Colle dell’Orso” e dalla Bottega dell’Attore, e che riprende la serie di romanzi di Elena Ferrante, alla fine non saprebbero dire in fondo chi fra Lena e Lila, le due protagoniste della storia, abbia più dell’altra l’attributo del titolo. Geniale è stata anche l’intuizione del regista Roberto Sacchetti a investire Verdiana De Palma e Rossella Menotti (attrice e responsabile costumi) dei personaggi delle due amiche, la prima più riservata e a tratti più pacata nei modi, la seconda esuberante e scaltra, capace di tenere testa anche ad un camorrista, nel contesto particolare di un quartiere della periferia di Napoli. La voce di Luisa Spina, che rappresentava la narratrice nonché il personaggio di Lena da adulta, ha accompagnato il pubblico dall’inizio alla fine, in oltre tre ore di spettacolo, proposto in prima serata giovedì e in replica venerdì. La storia si svolge dagli anni del dopoguerra ai giorni nostri, e mette insieme il romanzo omonimo della Ferrante e gli altri tre che sono seguiti “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta” e “Storia della bambina perduta”. Dagli anni della scuola, quando Lena e Lila si legano da una stretta amicizia, fino agli anni Ottanta e Novanta, con le due amiche entrambe madri e segnate da diverse situazioni sentimentali, sul palco via via si susseguono i vari personaggi, familiari, mariti, amanti, compagni di lotta, datori di lavoro, fra opportunità, bugie, omertà, passioni e ipocrisie, attraversando il periodo della nascente criminalità organizzata e del terrorismo, di cui alcuni personaggi sono o restano coinvolti. Le scene sono a tratti intervallate dalle canzoni di Pino Daniele, da “Napule è” a “Terra mia”, interpretate da Elisa Cesarino, Fabio Borrelli (chitarra) e Giada Mastropietro (violino), e in una occasione anche da Rossella Menotti, un cliché – quello dei momenti musicali a spezzare il continuum dello spettacolo – tipico della Bottega dell’Attore. Le vicende si alternano fra una panchina, funzionale a diverse scene, due tavoli, sfruttati in particolare per mimare le conversazioni telefoniche, la calzoleria Cerullo, la pasticceria Solara e la salumeria Carracci, che sono le tre attività dove in particolare Lila, sposata giovane e che non può continuare gli studi a differenza dell’amica, attraversa i suoi travagliati momenti lavorativi e sentimentali, mostrando le sue doti artistiche nel disegnare scarpe, subendo le violenze del marito Stefano (Vinicio Rocco), i continui tentativi di “corruzione” e le avances dei fratelli Solara (Egidio Oliva e Liberio Lopriore), respingendo le frecciate di Gigliola (Annachiara Baranello), compagna di Michele Solara. Lena, da un vita relativamente tranquilla come anche sua madre (Giuliana Trentalange) aveva immaginato, sposata con un professore (Francesco Albeniano), figlio di una responsabile editoriale (Lucia Galuppo), attraverso la quale riesce a veder pubblicati i suoi romanzi e scrivere sui giornali, inizia la sua discesa agli inferi quando si innamora di Nino (Giovanni Mazzuto) – un amico d’infanzia comune alle due protagoniste, capace di minare il matrimonio prima dell’una poi dell’altra, deludendole entrambe nel tempo, – finendo per avere tutti contro, compresa sua madre e la prima fidanzata di Nino, Nadia (Angelica Calabrese), che l’aveva accolta sin dall’inizio come una di famiglia. Bravissimi anche gli altri attori e attrici del cast, dalle più piccole ai senior (Alfredo Garofalo, Antonio Salvatorelli, Annamaria Gizzarone, Lilia Montecchi, Lorella Presutti, Maria Trivisonno, Flavia Oliva, Lara Di Lallo, Lara Oliva, Giada Minicucci e Patrizia Fiammelli). La storia tuttavia sembra avere un lieto fine, con Lena che riesce a recuperare il rapporto con le figlie e la madre (prima che quest’ultima muoia), ma chiudendo di fatto con un litigio fra le due protagoniste adulte per colpa di una “sgarro” fatto dalla scrittrice a quella storica amica geniale: aver raccontato senza il suo permesso di una bambina, la piccola Tina, figlia di Lila, rapita – forse dai camorristi – al posto di Imma, figlia di Lena. “Potevi parlare di tutti.. ma non di me”.