Cinquecento metri, è la distanza che divide l’abitazione di Giuseppina Orlando dal luogo della tragedia. Il corpo senza vita di Pina, come la chiamavano tutti, 38enne di Agnone, che ieri 20 dicembre si è lasciata cadere nel Tevere da Ponte Testaccio, a Roma, è ritrovato qualche ora più tardi all’altezza della riva di Ponte Marconi, a distanza di due chilometri. Non c’è ancora traccia delle figlie, le due gemelle di quattro mesi Benedetta e Sara, che secondo le ipotesi investigative sarebbero state gettate dalla madre nel fiume, per poi a sua volta compiere l’insano gesto. I sommozzatori sono di nuovo al lavoro alla ricerca dei loro corpi ma la corrente potrebbe averli spinti molto più lontano. Elicotteri a supporto delle ricerche. Pina Orlando abitava in via Aldo Manuzio col marito ingegnere 43enne, anche lui di Agnone. “Mi sono svegliato e non c’erano più”, avrebbe riferito l’uomo in Commissariato, presentatosi per denunciare la scomparsa di moglie e figlie. Il confronto degli orari dell’unica telecamera che ha ripreso la donna uscire di casa e quello della chiamata al 112 farebbero crollare qualsiasi residua speranza di trovare le bambine vive. Il testimone, complice le condizioni di luce all’alba, potrebbe non aver notato il fagotto dove erano avvolte. Oppure le neonate potrebbero essere state abbandonate dalla madre prima che la donna decidesse di togliersi la vita. La 38enne, che lavorava in uno studio notarile di Isernia, pare soffrisse di depressione post parto. I due erano andati a vivere a Testaccio da alcuni mesi per dar modo a Pina di portare a termine la gravidanza per poi partorire nella capitale. Il loro appartamento affacciava davanti al mercato rionale. La Procura di Roma porta avanti l’inchiesta per omicidio-suicidio, le indagini procedono serrate.
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