Dal 1 gennaio 2016 al 30 aprile 2017 sarebbero stati importati in Molise 2897 veicoli dai Paesi comunitari, Germania in particolare, attraverso un giro di fatture falsificate, giostrato da due concessionarie campobassane, che facevano risultare che l’acquisto veniva fatto direttamente dal cliente al fornitore, allo scopo di evadere le imposte da versare all’Erario, Iva soprattutto. Sono i nuovi dettagli emersi nell’ambito delle indagini portate avanti dallo Sco – Sezione Criminalita’ Organizzata della Squadra Mobile – della Questura di Campobasso sul traffico di auto che ha portato a dicembre all’emissione di un decreto di sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca per equivalente fino alla concorrenza di circo 800mila euro a carico di due soggetti residenti nel capoluogo. La Procura di Campobasso ha contestato a vario titolo a 48 indagati i reati di associazione a delinquere, truffa, frode fiscale, evasione, falso e nel 2018 ha chiesto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di sei soggetti, di cui due in carcere e quattro ai domiciliari, richiesta però respinta dal gip D’Agnone. La stessa Procura ha impugnato il provvedimento e il 16 gennaio ci sarà l’udienza davanti al Tribunale del Riesame, durante la quale verranno evidenziate le esigenze cautelari e riformulata la richiesta di arresti. Intanto entro i prossimi tre mesi tutti i clienti che hanno acquistato veicoli presso le due concessionarie indagate risultati dagli accertamenti degli inquirenti oggetto di truffa ed evasione potrebbero vedersi notificata l’intimazione di pagamento dell’Iva non versata relativamente ai singoli veicoli e subire il “fermo” degli stessi, col sequestro di targa e carta di circolazione, fino al saldo dell’importo, salvo poi rifarsi in termini di risarcimento sulla concessionaria di riferimento. L’evasione accertata ammonterebbe a 1.679.142,90 euro per una parte degli indagati e 2.903.373,24 euro per l’altra parte. Secondo la ricostruzione della Polizia di Stato i venditori si avvalevano di una cosiddetta “cartiera”, ossia di una società spesso creata ad hoc per acquistare il veicolo dal fornitore nazionale o comunitario e rivenderla a un imponibile di poco superiore a quello d’acquisto se non addirittura sottocosto al concessionario campobassano, non versando l’Iva. Le concessionarie, secondo le successive verifiche presso la Motorizzazione Civile e gli accertamenti incrociati con l’Agenzia delle Entrate, avrebbero poi falsificato le fatture emesse dal primo fornitore, facendo risultare nelle stesse il nome del cliente finale, “sparendo” di fatto dall’operazione. Molti sarebbero i clienti ignari dell’operazione che avrebbero di conseguenza ammesso ai poliziotti di non essere mai stati nella città o nel Paese che risultava nei documenti.
(foto archivio)