Ci sono ragazzi che si stanno ribellando. Ci sono ragazzi che, ogni venerdì, in ogni angolo del mondo, scioperano da scuola per il clima. Una mobilitazione nata dalla coscienza di una ragazzina svedese di nome Greta Thunberg che, con le sue treccine bionde e sguardo determinato, prima delle elezioni politiche di settembre per tre settimane, ogni giorno, si è seduta sulla gratinata del Parlamento di Stoccolma esponendo un cartello “Skolstrejk for Klimatet”. Lei, “guerriera quindicenne”, ha proseguito lo sciopero ogni venerdì chiedendo, ai grandi della terra, di ridurre le emissioni di gas serra nel rispetto degli accordi di Parigi.
Era il 12 dicembre 2015 quando, in quella sede, 195 stati si riunirono per definire un piano di azione globale con lo scopo di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto all’epoca industriale.
Il punto di forza grazie al quale si concluse l’accordo fu il fatto che i paesi firmatari non erano tenuti a presentare piani vincolanti per ridurre le emissioni ma ognuno era tenuto a presentare un piano volontario tenendo conto della propria situazione interna. Dopo poco più di tre anni molti Paesi hanno fatto meno di quanto previsto tanto che, da quel momento, gli assetti politici sono cambiati.
Da questo nasce la voglia di risvegliare le coscienze dei politici mondiali che hanno e stanno sottovalutando il problema. I cambiamenti climatici sono oggi una realtà, dalle piogge torrenziali, ai picchi di caldo eccessivo, che causano avvallamenti, frane e smottamenti ricadono, di fatto, sulla vita quotidiana dell’uomo.
Greta è stata ospite alla COP24 a Katowice in Polonia, la quale, nel momento in cui ha preso la parola, ha puntato il dito contro i leader e diplomatici presenti affermando che per il bene delle future generazioni bisogna far qualcosa per contrastare il cambiamento climatico che sta devastando il mondo affermando “Dite di amare i vostri figli più di ogni cosa invece gli state rubando il futuro”.
Ma se la nuova generazione subiscono tutto questo, a chi imputare la colpa? Partiamo dal presupposto che causa dei cambiamenti climatici è non tutto da imputare all’uomo ma di certo, egli, con i suoi comportamenti, sta accelerando il fenomeno. Se guardiamo agli anni del boom demografico, tra le fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni Sessanta, troviamo una generazione pronta al soddisfacimento indiscriminato di ogni bisogno senza tener conto delle scelte ambientalmente sostenibili.
Lo scrittore Bruce Gibney li rinomina “baby boomber” (nel suo libro “Generation of sociophaths. How the baby boomber betrayed America”), e a loro imputa una grande colpa, quella di aver “saccheggiato la nuova generazione” rifiutandosi ora di pagare la loro parte, nonostante le conseguenze siano evidenti. Difatti, i baby boomber si rifiutano di accettare che i cambiamenti climatici siano frutto di comportamenti umani, mentre gli adolescenti tra i 18 e 29 anni ne sono fortemente conviti. A differenza della nuova generazione, quelle precedenti hanno schemi mentali molto più rigidi che non permettono di guardare oltre. Gli adolescenti, invece, sono capaci di guardare al problema e alle possibili soluzioni con occhi diversi.
Lo stesso accade in Italia dove, con il suo ritardo, il governo miope investe ancora su fonti fossili invece di puntare ad un modello energetico incentrato su rinnovabili, al fine di ridurre fortemente le emissioni di gas serra. Ma affinché si attivino, probabilmente, servirà che migliaia di persone, dapprima i giovani, risveglino le loro coscienze.
La manifestazione del 15 marzo, primo Global Strike For Future, è stata un’occasione da non sottovalutare, è stata la giornata nella quale tutti sono scesi in piazza per manifestare la difesa del clima e dell’ambiente. Il 24 maggio ha rappresentato il secondo appuntamento nelle piazze italiane per gridare ai Grandi della Terra di attuare politiche giuste per fermare la febbre del pianeta, una giornata che ha coinciso con la campagna “Spiagge e Fondali Puliti”, un caso ma alquanto emblematico se si pensi che in quella giornata in tutte le coste italiane, scolaresche, gruppi scout, associazioni insieme ai volontari di Legambiente si sono ritrovati per pulire le spiagge analizzando il rifiuto trovato.
Da queste manifestazioni, ricordando anche quella a Roma dello scorso 19 aprile in cui Greta era presente, fanno riflettere ed evidenziano che la forza è nelle nuova generazione, l’ultima in grado di salvare le sorti del pianeta e se, come diceva Albert Einstein, non possiamo risolvere un problema usando lo stesso modo di pensare con cui lo abbiamo creato, affidiamoci ai tanti adolescenti che, per contrastare i cambiamenti climatici, adottano comportamenti idonei e sostenibili: dalla raccolta differenziata alla scelta di mezzi pubblici per muoversi, da una scelta del cibo a chilometro zero alla salvaguardia dello stesso, da uno stile di vita volto al risparmio energetico alla scelta di utilizzo di energia pulita.
Per aver creato tutto questo, Greta è stata nominata donna dell’anno nel suo Paese, in base a un sondaggio dell’istituto Inzio per il giornale Aftonbladet ed ora è candidata al Nobel per la Pace. La minaccia del clima è diventata una delle principali cause di guerra e conflitti mondiali. Quello che lei ha creato è un contributo molto importante per la pace.
Una ragazza di soli quindici anni è stata in grado di smuovere le coscienze di tanti ragazzi che, di loro volta, stanno provando a risvegliare i governi mondiali.
Il cambiamento è possibile. Il cambiamento parte dalle nuove generazioni.
Manuela Cardarelli
Presidente Legambiente Molise
Congratulazioni alla neo dottoressa Caterina Calardo: 110 e lode con tesi su un museo dedicato alla pandemia da Coviv-19
Congratulazioni alla dottoressa Caterina Calardo per il brillante conseguimento della laurea magistrale con lode Alla presenza di genitori, fratelli e...
Leggi tutto