Legambiente è l’associazione ambientalista che più si è spesa in questi anni per l’istituzione del Parco Nazionale del Matese. “Lo abbiamo fatto in maniera responsabile – spiegano dall’associazione – e con un notevole impegno collettivo fino a quando il Parlamento non ha deciso di finanziare la nascita del Parco, ma il nostro contributo non è ancora concluso perché sul Parco e le sue regole circolano tante leggende metropolitane e siamo costretti, nostro malgrado, a un ulteriore impegno per fare chiarezza sulle opportunità derivanti dall’area protetta e contestare le tante menzogne create ad arte per incutere timori tra i cittadini e gli operatori economici interessati. Com’è già accaduto, prima dell’avvio dell’iter per la creazione di un Parco Nazionale si assiste ad una serie di obiezioni da parte di alcuni sindaci interessati a realizzare opere inutili, associazioni farlocche nate per confondere le idee ed i soliti contrari a prescindere, che generano confusione e paura diffondendo notizie false che si nutrono di “luoghi comuni” ai quali nessuno cerca di dare una risposta.
E per questo che, con la responsabilità e l’impegno fin qui dimostrato, continuiamo a diffondere informazioni corrette sul Parco Nazionale del Matese facendoci carico noi volontari di una responsabilità delle Regioni”. “Non si possono allevare bovini! Non si può accedere ai finanziamenti europei! Non si potranno raccogliere funghi e tartufi o raccogliere i rami nel bosco!” Queste sono solo alcune delle frasi che nell’ultimo periodo circolano relativamente all’istituzione del Parco Nazionale del Matese. “Delle vere e proprie fake news, o meglio delle menzogne alimentate ad arte, che non sarebbe nemmeno il caso di smentire per quanto sono false e imprecise se non ci fossero di mezzo le preoccupazioni legittime di chi, cittadino o operatore economico, ascolta solo queste notizie e non riceve informazioni ufficiali che, per fugare ogni dubbio, forniamo noi in attesa che le regioni Molise e Campania usino le risorse disponibili per una seria campagna di informazione.
Durante gli Stati Generali del Matese, il percorso di animazione territoriale che fin dal 2014 ha riattivato l’iter di istituzione del Parco, abbiamo più volte avuto modo di analizzare cosa fosse possibile fare all’interno di un’area protetta e quali fossero le regole generali da osservare per i cittadini e gli operatori economici. Com’è chiaro e arcinoto, oramai da anni, nelle aree protette tutte le attività antropiche sono regolamentate sulla base delle zone in cui queste avvengono e in funzione di chi le realizza, sia un soggetto pubblico o privato, e l’unica attività vietata è quella venatoria. Perciò, a scanso di equivoci, il Parco non comporta una normativa che vieta ad esempio la raccolta della legna, oppure obbliga a praticare agricoltura biologica, nè impedisce la costruzione di case, e chi afferma queste fake news lo fa ad arte per creare confusione tra i cittadini. I disinformatori sono spesso coloro che sono contrari alle regole, chi vive e prospera nella illegalità diffusa dalla mancanza di controlli e vigilanza sul territorio. Perché è bene dire le cose come stanno: chi pensa di poter continuare a operare fuori dalle regole, e senza avere rispetto della natura e dell’ambiente, deve avere timore dall’avvio del Parco, ma chi opera in maniera legale e rispettando le regole dal Parco avrà solo vantaggi per il presente e il futuro.
Per tutte queste ragioni e per fare chiarezza Legambiente ha deciso di lanciare la campagna #bastafake che andrà a chiarire i dubbi che i cittadini e gli operatori economici legittimamente hanno espresso. Una campagna semplice, realizzata tramite la condivisione sui social network di infografiche a tema contenenti le domande che spesso vengono poste riguardo al Parco Nazionale del Matese e la riposta alle stesse. L’obiettivo della campagna è quello di chiarire tutti i dubbi, che sono sempre legittimi, ma senza lasciare spazio a chi, per interessi particolari e illegittimi, crede di alimentare false notizie e creare confusione per bloccare l’unica opportunità di sviluppo sostenibile e duraturo per il Matese, una delle tante aree interne che, come ha certificato il recente rapporto dello Svimez, può evitare l’oblio se attraverso il Parco punta su un progetto di sviluppo legato alle attività agricole forestali e zootecniche di qualità e in grado di rilanciare nel comprensorio matesino un turismo attivo e sostenibile e la valorizzazione delle produzioni locali”.
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