Un orologio da torre, realizzato da Francesco Grassi di Casacalenda nel 1785 (l’iscrizione incisa su una larga asta esterna dell’arnese recita testualmente: “F. Grassi a Casacalen fecit 1785”), in funzione, fino agli anni Ottanta del Novecento, sul campanile della Basilica Cattedrale di Larino, è ora esposto, in forma permanente, nel Museo Diocesano di Termoli-Larino, che ha sede nella Piazza del Duomo (episcopio) dell’antico capoluogo frentano. Il singolare congegno, restaurato con cura ed in forma completamente gratuita da Leonardo Cascitelli, è posizionato su una struttura ideata dallo stesso artista. Ora è una sola campana, fusa nel 1757, donata dai coniugi Robert Gardner e Anna Galuppi, ad offrire ai visitatori i rintocchi dei quarti e dell’ora. Nei secoli scorsi, invece, erano due gli artistici bronzi, risalenti l’uno alla seconda metà del Seicento e l’altro ai primi del Settecento, ancora oggi posti nella parte inferiore della cuspide della torre campanaria in questione che, azionati da tiranti e percossi all’esterno da martelli pilotati da leve in movimento, scandivano con precisione i quarti e l’ora. Le due campane proseguono adesso la loro funzione originaria anche se attraverso un meccanismo moderno. La fonte d’energia dell’antico orologio è ancora oggi ricavata a mezzo di pesi, in passato costituiti da grossi massi di pietra ed attualmente da speciali vaschette contenenti, in particolare, piombo.
La macchina dispone di tre treni (sezioni) di ruote dotati da altrettanti contrappesi con la ricarica manuale. Il primo è per la scansione del tempo e gli altri due, posti lateralmente, per la suoneria dei quarti e delle ore. Il tutto è predisposto in modo che suonino prima i quarti e poi le ore. Come nei secoli scorsi, i quarti sono indicati, ovviamente, da un dispositivo sonoro composto da uno a quattro rintocchi. Le ore, invece, segnano il tempo con un massimo di sei colpi ripetuti quattro volte nell’arco delle ventiquattro ore. Quelle antimeridiane iniziano alle 7 con un rintocco e proseguono fino alle 12 con sei. Lo stesso procedimento avviene nel pomeriggio (dalle 13 alle 18), la sera (dalle 19 alle 24) e la notte (da l’1 alle 6). “Allo scopo di avere qualche dato in più legato a Francesco Grassi, l’artigiano che realizzò l’orologio a metà anni Ottanta del Settecento, ho visionato i registri che compongono l’anagrafe ecclesiale della parrocchia di Santa Maria Maggiore in Casacalenda”, fa sapere Giuseppe Mammarella, responsabile dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino e della biblioteca. “Dalle ricerche effettuate risulta che egli vide la luce il 4 luglio 1731 nel centro basso-molisano, a mezzo di Michele e Domenica Ferraro, entrambi della stessa località. Francesco contrasse matrimonio, sempre in Casacalenda, il 20 aprile 1755, con Antonia Prassede Stera, figlia di Antonio e Teresa Iasenza, di un anno più grande di lui. Nello “Stato delle Anime” del 1779 i due coniugi risultano dividere la propria dimora con i figli: Luigi Gaetano di anni 22, Filippo (chierico) di anni 20, Carlo Maria di anni 18, Gaetano Fedele di anni 17, Pulcheria Celestina di anni 14, Marcellino di anni 11 e Rachele di anni 9. Da un altro “Stato delle Anime”, quello del 1785, emerge che Francesco Grassi, qui definito “orologiaio eccellente”, occupava un’abitazione posta “nelli Rinforzi detti Fosso del Vento australe” insieme alla consorte ed ai figli Carlo Maria (indicato come “disperso”), Gaetano Fedele (il cui nome è preceduto da una croce che potrebbe significare la sua scomparsa avvenuta poco prima), Pulcheria Celestina e Marcellino. Probabilmente il decesso di Francesco Grassi avvenne fuori Casacalenda perché le ricerche non hanno consentito di rintracciare il relativo atto”.
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Complimenti per il lavoro compiuto a Leonardo Cascitelli.
Mi piacerebbe farne una replica in scala ridotta 1/4 se fosse possibile ottenere almeno le foto dei ruotismi.
Appena possibile visiterò il museo da Peppino.