In occasione della Giornata internazionale delle persone anziane che si commemora il 1° ottobre di ogni anno, il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato: “L’età anziana, nella lunga e variegata storia della civiltà umana, è stata vista e vissuta in vari modi. Vi sono state le civiltà che l’hanno esaltata, ritenendo l’anzianità sinonimo di saggetta, sapienza e capacità di gestire e governare, come pure non sono mancate società in cui l’anzianità è stata assimilata ad un depauperamento fisico e mentale che porta l’individuo prima all’inutilità e poi all’essere un peso per gli altri. Ovviamente si sono poi registrati esempi di mezzo tra concezioni così diverse. La nostra società, quella italiana, e molisana nel particolare, del terzo millennio, vede coesistere tutte e tre questi punti di vedere e interpretare quella che a me piace indicare come l’autunno vita, con le stupende cromature di colori, con le tante fragranze dell’aria, con i mille paesaggi poetici e incantati. La cultura dello scarto, dell’inutilità e del peso, più volte denunciata da Papa Francesco, ma non solo, ha visto in non pochissimi casi gli anziani abbandonati a se stessi, isolati fin quanto possibile nelle proprie abitazioni, quindi parcheggiati nella “solitudine-affollata” di una casa di riposo. Evidentemente non è sempre così, in molti altri casi gli anziani sono parte attiva, non solo della propria famiglia, ma dell’intera comunità, regalano tenerezza, saggezza ed esperienza a chi sta loro intorno a vario titolo e modo. La giornata di oggi serve a capire che questo secondo caso, quello dell’esaltazione sociale e umana di questa stagione della vita, non è solo un dovere morale e civile, ma è anche un interesse dell’intera comunità a preservare, con le persone anziane, la propria storia, le proprie radici, il proprio passato e presente, funzionali a scrivere, con un fruttuoso patto generazionale, un futuro degno di essere vissuto. Un proverbio africano ricorda che “ogni anziano che va via – o si lascia isolato e abbandonato al proprio destino di solitudine, aggiungerei io – è una biblioteca che brucia”. E questo mondo ha tanto bisogno di biblioteche, molto più di asfittici centri commerciali dove tutti camminano nella loro singola solitudine. Abbiamo bisogno di fare comunità, di vivere insieme. Il Molise su questo fronte è stato, rispetto al depauperamento sociale dell’occidente, un isola felice in cui nei suoi paesini, nei sui rioni, nelle sue minuscole borgate, nei suoi vicoletti si è cercato di vivere insieme, e gli anziani sono stati presenza importante e sostanziale. Qualcosa sta cambiando anche da noi, e purtroppo non in positivo. Dobbiamo intervenire ora, e senza indugio, coinvolgendo le scuole, le forze sociali, le istituzioni e la politica, per fermare quell’inaridimento culturale, mentale e spirituale che porta una comunità ad essere la sola sommatoria di individui singoli e soli. Dobbiamo combattere questa battaglia con amici anziani che sono la vera ricchezza delle loro famiglie e dell’intera comunità. Dobbiamo assicurare loro ogni diritto di assistenza e di vivibilità degli ambienti in cui abitano. Dobbiamo prenderci cura di loro presso le loro dimore o nelle case di riposo, sapendo che curando, amando e rispettando loro, curiamo, amiamo e rispettiamo noi stessi e la nostra famiglia. Grazie dunque ai nostri anziani per le testimonianze positive che ci lasciano ogni giorno, per gli esempi da seguire che hanno posto e che pongono in essere, per l’amore che ci hanno dato e che ci danno, oltre che per l’umiltà che ci hanno insegnato e ci insegnano”.
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