La celebrazione del 4 novembre è l’unica festa nazionale che abbia attraversato decenni di storia italiana, dall’età liberale, al Fascismo, all’Italia repubblicana. Fu istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, evento bellico considerato completamento del processo di unificazione risorgimentale, iniziato nell’Ottocento. Nel 1921, in occasione della celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, il Milite Ignoto venne sepolto solennemente all’Altare della Patria a Roma. In questa giornata in tutte le piazze italiane si svolgono tradizionali cerimonie che coinvolgono forze armate, associazioni combattentistiche e di reduci di guerra, autorità civili, nonché associazioni di volontariato, scolaresche e semplici cittadini. Un corteo, la deposizione di corone d’alloro ai Caduti, il rito dell’alzabandiera e la lettura dei messaggi di Presidente della Repubblica e Ministro della Difesa costituiscono i momenti principali delle celebrazioni.
Toma: “Divisioni politiche non devono minare l’unità del Paese ottenuta in oltre cent’anni di battaglie”.
«Il 4 Novembre è il Giorno dell’unità nazionale e la Giornata delle Forze armate. Ricordiamo, innanzitutto, la fine della Prima guerra mondiale. Il 3 novembre 1918 l’esercito austro-ungarico firmò l’armistizio. Il giorno successivo, 4 novembre, entrò in vigore il cessate il fuoco, che pose fine alle operazioni belliche. Fu un conflitto cruento e terribile, di logoramento. La sciagurata guerra di posizione causò, in tantissimi giovani, turbe psichiche dalle quali fu difficile riprendersi. Fu, in un certo senso, la “guerra degli ultimi”, giovani italiani che furono “tradotti” al fronte senza il minimo addestramento militare e male equipaggiati. La maggior parte di essi proveniva dalla “terra”, lasciò il lavoro dei campi per trovarsi nelle trincee e nei camminamenti senza sapere, esattamente, per chi e per cosa combattesse. Erano analfabeti e non riuscivano neppure a comunicare tra loro, divisi da vernacoli incomprensibili. Il loro ardore e il loro eroismo furono bypassati dalla storia e, in questa ricorrenza, il nostro pensiero deve essere rivolto principalmente a loro, ai militi dimenticati, ignoti, una moltitudine dei quali ha offerto la vita alla Patria e per la Patria. Se oggi abbiamo un’Italia unita, lo dobbiamo anche alla loro abnegazione. Ma nel Giorno dell’unità nazionale è doveroso richiamare alla memoria collettiva degli italiani anche il percorso che ci ha permesso di avere un’Italia libera e unita, gli eventi politici e militari grazie ai quali si è giunti ad ottenere tale risultato, il sacrificio di sangue tributato da tanti figli d’Italia. Un percorso lungo, durato oltre cent’anni, iniziato con la Repubblica napoletana del 1799, proseguito con i moti rivoluzionari italiani della prima metà dell’Ottocento, passato attraverso tre guerre d’indipendenza, il Risorgimento, la Spedizione dei Mille, la monarchia sabauda; percorso segnato dall’azione di illustri personaggi che hanno fatto la storia d’Italia, come Mazzini, Garibaldi e moltissimi altri patrioti, e conclusosi con la Grande Guerra del 1914-1918 che, con Trento e Trieste redente, portò a compimento il processo unitario del Paese. Al di là della celebrazione, del ricordo, della necessità di raccontare alle giovani generazioni una pagina fondamentale della nostra storia affinché ne abbiano contezza e memoria imperitura, tutti noi, in questa circostanza, siamo chiamati a fare una seria riflessione sul significato che assume il valore dell’unità nazionale nell’attuale contesto sociale e politico. Il clima di divisione, la contrapposizione ideologica, la conflittualità esacerbata, talune volte latente, altre volte evidente, tra le forze politiche del Paese, non devono coinvolgere e stravolgere le istituzioni, perché è proprio in esse che trovano sintesi l’unità nazionale e il dettato costituzionale, come ci ricorda spesso il Presidente Mattarella. Dunque, il 4 Novembre deve essere l’occasione per riaffermare, con forza e determinazione, l’alto valore che ha l’unità per il bene del Paese. Celebriamo anche le Forze armate, la loro festa. Forze armate che sarebbe più consono chiamare Forze di difesa, meglio ancora Forze di pace. Donne e uomini dai quali volti traspare l’orgoglio e la fierezza di indossare una divisa sulla quale è cucita la parola onore. A noi il dovere e il piacere di dire loro grazie per tutto quello che fanno, grazie per il servizio che rendono alla comunità internazionale nelle missioni di pace, grazie per il fondamentale apporto che danno quando si verificano calamità naturali sul territorio nazionale, grazie per l’alta professionalità, mai disgiunta da una grande umanità, che fa di loro un’eccellenza italiana nel mondo. Abbiamo parlato degli eroi di ieri, ma è giusto ricordare gli eroi molisani di un passato recente: il finanziere Antonio Zara, ucciso nel corso di un’azione terroristica a Fiumicino il 17 dicembre 1973; l’agente di Pubblica sicurezza, Giulio Rivera, una delle cinque vittime dell’agguato di Via Fani avvenuto il 16 marzo 1978; il tenente Giulio Ruzzi, morto in Somalia il 6 febbraio 1994; il caporale maggiore scelto, Alessandro De Lisio, che il 14 luglio 2009 ha perso la vita nel corso di un’operazione in Afghanistan. A Campobasso, a pochi metri dal monumento ai Caduti di tutte le guerre, c’è una bellissima scultura che del caro Alessandro ricorda la nobile figura e l’eroico sacrificio. Un saluto deferente e un ringraziamento alle Forze armate, alle Forze dell’ordine, ai Vigili del Fuoco e a quanti, quotidianamente, lavorano per noi come servitori dello Stato». Il messaggio del presidente della Regione Molise, Donato Toma, in occasione del Giorno dell’unità nazionale e della Giornata delle Forze armate.