A Provvidenti c’è bufera e la neve ed il vento sono presagio, per le poche anime che vivono il borgo bassomolisano, di un’altra sconfitta. Parteciperà qualcuno all’assemblea pubblica indetta dall’Amministrazione Comunale per favorire la conoscenza di un progetto ambizioso che vede come capofila proprio il più piccolo paese del Molise? Qualche residente spazientito pensa ad alta voce: poi il 29 dicembre, chi vuoi che venga? Ad un tratto la piccola porta dell’immobile che ospita il Municipio appena socchiusa e le poche persone che attendono al tepore dell’ambiente favorito anche dai piccoli locali impreziositi al meglio con calendari d’altri tempi, foto ricordo del passato con personaggi illustri della musica italiana e non solo, piccole piante che all’esterno troverebbero la morte, inizia ad aprirsi. La neve infittisce la già scarsa visibilità, il borgo diventa bianco e la bellezza risalta tanto da iniziare a diffondersi l’eco di un vociare che si estende alla piccola piazza. Arriva qualcuno. Si sente da una voce che non nasconde la soddisfazione. Qualcuno diventa più di uno, due, tre, decine di persone assaltano il piccolo immobile e Provvidenti vince la sfida. Ci si siede attorno all’enorme tavolo della stanza più grande della sede del Municipio. Occorrono altre sedie. Se ne aggiungono 10 poi 12, non bastano e più di qualcuno resta sulle scale. Perché tanta partecipazione? Perché tanto interesse ad un borgo, che pur bello, non riesce ad ospitare neanche un bar, un negozio alimentare? La risposta è nel progetto: “Laboratorio Provvidenti”. Un progetto che vede unirsi forze di ogni estrazione culturale, politica, economica. Un progetto che vede coinvolgere giovani, meno giovani, anziani. Un progetto che mira alla concreta possibilità di una rete vera. Si comincia e tutti sono lì ad esporre la loro idea, la loro voglia di partecipazione, la loro speranza di un Molise migliore e che non crei solo “valigie piene di emigrazione” ma che ridia la possibilità a chi ha voglia di restare di vivere la propria regione e di corrisponderla alle altre più blasonate in termini di lavoro e di aggregazione sociale. Il mezzo? La cultura, i laboratori che la Scuola Edile e le Università hanno ideato, l’artigianato, la salute. Ed allora la raccolta delle idee diventa “fondamenta” per un palazzo che andrebbe ad ospitare le officine esperenziali, le fabbriche delle cose concrete, le case per chi vorrà essere partecipe di un progetto che avrà il solo scopo di essere il progetto di tutti e, non quello di uno o di pochi che non aspirano, con autoreferenzialità, alla salvezza di una terra, il Molise, che sempre più è minacciata da mire che ne minano esistenza ed identità. Morire, sognare sulle onde del mare? Meglio sognare per tornare a vivere di Molise.
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