Problemi di salute hanno ricondotto Suor Filomena a Milano, dove si trova la sede mondiale dell’Ordine dei missionari della Mater Orphanorum, fondato da Padre Antonio Rocco, un sacerdote di Cercemaggiore che, nel 1945 raggiunse gli Stati Uniti in nave e raccolse nella comunità italiana i fondi per risistemare alcuni locali bombardati del vecchio castello e trasformarli nel primo di tanti orfanotrofi che nei decenni successivi sono stati aperti in Guatemala, Salvador, Colombia, Camerun, Angola e altri paesi. Sulla scia di Padre Rocco e sull’esempio del fratello, Libero Zappone, partito missionario per il Brasile nel 1963, Suor Filomena, a 23 anni si ritrovò con altre due suore – infermiere in Africa Centrale e, passo dopo passo, là dove non c’era nulla, sorsero primi luoghi di accoglienza, di cura e di studio per orfani, bimbi poveri e soprattutto per bambine a cui era precluso il diritto allo studio.
Ieri mattina, nel mentre preparava le valige per ripassare a Milano per fare un ultimo controllo medico e poi riprendere l’aereo per YAOUNDE’ la Capitale del Camerun, mi spiegava con soddisfazione le tecniche usate per riuscire a curare i lebbrosi nei villaggi. Le Autorità gli avevano consegnato un elenco con 300 nomi di persone affette dalla lebbra residenti in diversi villaggi che raggiungeva senza alcuna difficoltà alla guida, dapprima, con mezzi di fortuna e con il tempo con un un fuoristrada.
Quando arrivava sul posto le famiglie rispondevano che non c’era alcun lebbroso e lei non aveva strumenti per obbligarli a portarla dai malati. Allora si inventò dei pacchi dono con farina, zucchero o altri beni di prima necessità e, quando arrivava nei villaggi, diceva qui ci sono dei doni per i lebbrosi accompagnatemi da loro.
Grazie a questa intuizione, insieme alle altre missionarie infermiere, ha potuto incontrare e curare i lebbrosi e oggi, con una soddisfazione più che giustificata, afferma che in quell’area del Nord – Camerun la patologia è meno diffusa.
In occasione del nostro incontro, Suor Filomena, ha voluto ringraziare i volontari dell’Associazione Giuseppe Tedeschi che nel tempo si sono adoperati con l’aiuto di tante comunità, associazioni e persone del Medio Molise per sostenere, anche con piccoli gesti, le attività della missione e mi ha illustrato un progetto di cooperazione già affidato ad Eulalia, la volontaria di Jelsi che più volte si è recata per periodi molto lunghi negli orfanotrofi di N’gaoundèré.
L’idea maturata dalle tre missionarie italiane, molto avanti con gli anni, per aiutare nel tempo le consorelle africane entrate nell’Ordine della Mater Orphanorum è quella di realizzare dei mini alloggi da dare in fitto per acquisire delle entrate per gli orfanotrofi anche per il futuro, quando col venir meno delle missionarie europee sarà più difficile per quelle strutture ricevere sostegni.
Non sarà semplice adoperarsi per riscontrare in positivo questo appello ma, passo dopo passo, si definirà un percorso di informazione, riflessione e sensibilizzazione sul Progetto Molise-Camerun.
Per il momento possiamo almeno dire grazie a Suor Filomena e alle missionarie della Mater Orphanorum in Africa per la loro testimonianza fuori dal comune.
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