Pd e M5s, come annunciato nei giorni scorsi, hanno presentato in Consiglio regionale la mozione di sfiducia a Donato Toma. L’opposizione, in maniera compatta, intende fare breccia nella maggioranza nel momento forse più delicato della legislatura guidata dall’ex commercialista, che deve fare i conti con dissidenti e malpancisti. La mozione, per passare, deve ottenere la maggioranza dei voti. E quelli certi al momento sono otto, ossia grillini e dem. Mentre quelli contrari finora prevedili dovrebbero essere i 4 consiglieri assessori e Pallante, sottosegretario alla giunta. Tutti gli altri restano una incognita. Perché se si comportassero come con la mozione sul Vietri-Centro Covid, caratterizzata da assenze e astesioni, per il presidente della giunta potrebbero non tornare i numeri. Allo stesso tempo la volontà di scongiurare la fine anticipata della legislatura serpeggia fra diversi consiglieri, dissidenti compresi. Ecco perché la mozione di Pd e M5s, politicamente prevedibile in questo momento, potrebbe cadere nel vuoto.
Pd: “Quattro motivi per mandare a casa Toma”.
“Oggi, insieme ai colleghi consiglieri del Movimento 5 Stelle, come Gruppo Consiliare del Partito Democratico abbiamo sottoscritto e depositato in Consiglio regionale la mozione di sfiducia al Presidente della Giunta regionale del Molise. Un atto politico doveroso e dovuto, nell’ora più buia della storia della nostra Regione, alle prese con una gravissima crisi economica e sociale, nei confronti della quale il governo guidato da Donato Toma si è dimostrato chiaramente incapace di assicurare risposte e soluzioni adeguate, acuendo, invece, problemi, divisioni, preoccupazioni. Palese, in questi due anni di mandato, è stata infatti l’insufficienza amministrativa ordinaria e straordinaria della Giunta e della maggioranza di centrodestra, da quella legata all’emergenza Covid, alla pianificazione e gestione complessiva della Regione, con l’unico risultato tangibile che è quello di un fallimento epocale in ogni settore. Metodo e merito, ordinario e straordinario. Su questi quattro pilastri si incardina il nostro atto di sfiducia, non solo per quanto è stato fatto, ma anche e soprattutto per quanto è stato negato in termini di diritti, opportunità, speranze per una intera regione. In particolare, sulla sanità, netta la linea di demarcazione fra la pozione del Consiglio regionale in favore del centro Covid di Larino, differentemente dalla strada ondivaga e poco sicura scelta da Toma. L’ospedale Cardarelli dovrebbe infatti garantire in sicurezza le attività ordinarie, diritto alla cura che non è stato assicurato nelle fasi acute della pandemia, attualmente ancora fortemente limitato, con il rischio, reale, di provocare più vittime del Covid. E, ancora dopo mesi di colpevole stasi, la separazione dei percorsi e dei servizi presso il Cardarelli, così come proposta da Toma, non è chiara e non convince. Manca una visione, manca una prospettiva, manca soprattutto una strada certa per il futuro. Nella sanità, così come in ogni altro settore di competenza regionale, come evidenziato puntualmente dalla mozione. L’incapacità della struttura regionale di far fronte alla Cassa integrazione straordinaria; il mancato sostegno del tessuto produttivo e imprenditoriale; il disastroso click day del 12 giugno con il tracollo del sistema Mosem; la non approvazione del Piano Sociale Regionale; l’agricoltura abbandonata a se stessa; il pessimo frazionamento della zona economica speciale; gli interventi mai arrivati per il turismo, per la cultura, per le infrastrutture, la mobilità, la valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche; l’approssimata gestione finanziaria più volte osservata dalla Corte dei Conti; la mancata riorganizzazione dell’amministrazione regionale, con i concorsi impugnati e bloccati; i Comuni ed i territori mai ascoltati; l’insoddisfacente gestione dell’ambiente, del suolo, urbanistica e delle risorse idriche; il fortissimo ritardo delle strategie regionali sulle aree interne; istruzione, scuola, formazione prive di programmazione; i rapporti con l’Europa e la gestione della Cooperazione europea dimenticati. Fatti, atti, mancati risultati che certificano come il Governatore Toma si è dimostrato, più volte e ripetutamente, inadeguato non solo nel governo della Regione, ma anche nell’assicurare le condizioni per l’individuazione di una strada di prospettiva per i molisani. È questo il senso di una sfiducia che non ha solo valore di censura, ma anche di speranza e di indirizzo per la ripartenza sociale, economica e politica, che invitiamo a votare anche da parte dei consiglieri di maggioranza. Per porre fine al conclamato fallimento politico che si è tramutato in un danno generalizzato per cittadini e imprese, per il quale, l’unico rimedio, resta quello della chiusura anticipata della legislatura e il ritorno immediato alle urne”.