L’accordo Ceta, il trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea approvato in sede di Parlamento Europeo il 15 febbraio scorso, dopo anni di trattative segrete, adesso approda nel Parlamento italiano per la necessaria ratifica. “Un trattato assolutamente penalizzante per le nostre produzioni agricole ed agroalimentari di qualità”, afferma la Coldiretti. “Un trattato che, qualora fosse malauguratamente adottato dal Parlamento Italiano, significherebbe la morte certa del Made in Italy. Un trattato che da più parti viene contrabbandato come uno degli accordi commerciali più significativi mai siglati; peccato però che quanti affermano enfaticamente questa opinione, dimostrano nei fatti di non aver mai letto le migliaia di pagine, tutte scritte in inglese, che compongono il voluminoso dossier. Basti far riferimento soltanto a una delle tante ciliegine che ornano questa torta indigesta: sarà permessa infatti l’importazione di un milione e 200mila tonnellate di grano duro proveniente dal Canada. E’ a tutti noto che in quello stato è permesso l’uso del glifosato in preraccolta, un prodotto cioè i cui residui si ritrovano poi nel grano con le conseguenze immaginabili sul piano della salute, dal momento che è ormai pacifico sul piano sanitario che questa sostanza è cancerogena”. Coldiretti Molise, a partire dal 15 di febbraio, ha lanciato alla sua Confederazione il grido di allarme. Infatti ha promosso una serie di incontri sul territorio spiegando ai produttori agricoli e ai consumatori gli effetti deleteri conseguenti al trattato e allertando i propri associati per una imminente mobilitazione. “Adesso siamo giunti al momento decisivo – afferma il direttore regionale di Coldiretti Molise, Saverio Viola. – Da un paio di giorni è iniziato l’esame dell’Accordo Ceta da parte delle Commissioni Parlamentari, e si registra purtroppo una certa qual fretta da parte di talune componenti politiche a voler liquidare velocemente l’argomento”. Coldiretti nazionale è stata ricevuta in questi giorni dai presidenti della Camera e del Senato, i quali hanno entrambi condiviso le preoccupazioni dell’organizzazione, garantendo la massima e più approfondita discussione possibile sia in sede di commissioni, sia nelle Aule, dal momento che è in gioco non solo il futuro dell’intero comparto agroalimentare ma quello della salute e del diritto a conoscere l’origine dei prodotti da parte dei consumatori. “Per tale motivo – prosegue il direttore regionale di Coldiretti – scenderemo in piazza una prima volta già a partire dal 5 luglio, quando, in base agli accordi con la questura di Roma, 1500 produttori agricoli provenienti da tutta Italia si ritroveranno a protestare davanti a Montecitorio, 1500 tanti quanti ne può al massimo ospitare per motivi di sicurezza quella piazza. Ci sarà anche la delegazione molisana – annuncia Viola – e questo sarà soltanto un primo passo, pronti a mettere in piedi a livello nazionale e territoriale forme di protesta sempre più eclatanti. Nel mondo agricolo lo faremo in splendida solitudine, dal momento che tutte le altre organizzazioni di rappresentanza, specialmente le più significative dopo la Coldiretti, brillano per il loro assordante silenzio, quando piuttosto non hanno mancato di lanciare il proprio plauso ad un accordo che, alla prova dei fatti, si dimostra assolutamente deleterio per il comparto. Ma mentre praticamente tutta la rappresentanza agricola tace, noi cogliamo l’occasione per ringraziare tutte quelle organizzazioni non agricole, operanti nel sociale e/a difesa dei consumatori che ci hanno dato la loro solidarietà e condivisione. Mi piace ricordarle analiticamente: Cgil, l’Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Green Pece, Slow Food Federconsumatori, Agriterra, Fairwatch”.
Movimento Consumatori: ‘Impatto negativo su diritti utenti’. Oggi 22 giugno è calendarizzato al Senato il voto per la ratifica o meno dell’accordo. Movimento Consumatori ha costituito un comitato con altre nove associazioni (Coldiretti, CGIL, Arci, Adusbef, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori, Fair Watch) per rinviare la ratifica del trattato. La delegazione del Comitato ha incontrato ieri il Presidente del Senato e la Commissione competente. “In qualità di associazione dei consumatori – spiega Filippo Poleggi – siamo particolarmente preoccupati della politica economica commerciale messa in campo dalla Commissione Europea e dell’impatto negativo sui diritti dei consumatori. Come il TTIP, il CETA è stato negoziato in gran parte in segreto, senza alcun controllo da parte dei parlamenti nazionali. Il TTIP prima e adesso il CETA, per una serie di questioni già evidenti nei testi ufficiali, disegnano una prospettiva di sviluppo che rischia di impattare negativamente sulla filiera agroalimentare italiana, sulla tutela ambientale, sulla legislazione italiana di protezione e persino sulle prerogative degli organismi democraticamente eletti nel nostro Paese, attraverso l’istituzione di un sistema per la risoluzione delle controversie potenzialmente lesivo delle prerogative costituzionali. Il tutto senza offrire garanzie esigibili per le condizioni e i diritti dei lavoratori e i diritti dei consumatori. Un esempio su tutti. Senza ancora essere entrato in vigore, il CETA ha già indebolito una norma UE: in vista della sua introduzione e della sua formulazione specifica in esso contenuta: il divieto di importazione di carcasse bovine pulite con sostanze chimiche è stato già rimosso. Come cittadini del Molise riteniamo che la nostra regione potrebbe pagare un prezzo alto con la distruzione del settore agroalimentare che a fatica ma in maniera positiva sta crescendo puntando sulla qualità e autenticità”. Per questo Movimento Consumatori questa mattina ha incontrato la stampa nella Sala Mancini del Comune di Campobasso, in concomitanza con la seduta del senato, per esprimere la contrarietà alla ratifica, chiedere un rinvio che serva ad avviare un esame approfondito e democratico del trattato e a prendere in seria considerazione le preoccupazioni espresse da molte associazioni della società. Presentato perciò il documento elaborato dal Comitato delle Associazioni “Alla Ricerca di un commercio libero e giusto (Fre and Fair) – Dal “sovranismo economico” ad un percorso di “reciprocità”.