L’epidemia di coronavirus si insinua subdolamente in tutte le attività della nostra vita sociale e spesso siamo noi stessi il veicolo di trasmissione. Bambini e ragazzi sembrano essere i principali bersagli di questa nuova ondata, a giudicare dai tanti casi registrati soprattutto nelle scuole. Ma il ritorno in classe non è l’unico punto di aggregazione in cui il virus può toccare e contagiare i più piccoli (che a loro volta rischiano di contagiare genitori e nonni) viste le regole anti Covid imposte a livello ministeriale che limiterebbero in buona parte il rischio di trasmissione fra un alunno e l’altro, almeno all’interno degli istituti. Ci sono, e ci sono state nei due mesi precedenti, anche quelle attività esterne al mondo scolastico che, seppur sottoposte alle misure anti contagio, potrebbero essere state al centro di cluster di Covid-19 e non certo, o non per forza, per disposizioni non corrette da parte delle strutture di riferimento e dei relativi responsabili ma piuttosto per leggerezze dei singoli o semplicemente perché in alcuni contesti il contatto diventa inevitabile. E’ il caso ad esempio di un focolaio che si sarebbe creato attorno ad una nota scuola di ballo di Campobasso che avrebbe fatto registrare decine di contagiati fra i giovani iscritti, bambini e ragazzi. Ciò, di conseguenza, ha fatto scattare le quarantene anche all’interno delle classi e delle scuole da loro frequentate. Se siano state l’attività sportiva e quelle ad essa connesse a costituire il momento clou del contagio non è dato saperlo, anche perché l’indagine dell’Asrem serve principalmente a tracciare la diffusione del virus al fine di arrestarla. Ma proprio la ricostruzione dei contatti avrebbe fatto rilevare diversi casi positivi, la cui catena forse è partita da un iscritto o da un genitore, se non addirittura da un insegnante. Proprio una di loro, positiva al Covid-19, si troverebbe al Cardarelli fra i pazienti ricoverati per aver riscontrato sintomi molto seri. Ovviamente, va sottolineato alla luce di quanto già detto prima, non è detto che il coronavirus si sia fatto strada all’interno della struttura, durante un allenamento o addirittura in uno spogliatoio. Può darsi che un gruppo di iscritti, ad esempio, abbia preso parte ad una cena al ristorante, prima delle limitazioni del Governo, dove le distanze tendono a accorciarsi e le mascherine, per mangiare, vengono momentaneamente tolte. I rischi in sostanza sono dietro l’angolo ed è per questo che finiscono per pagarne le conseguenze soprattutto i soggetti più deboli, dal punto di vista della salute, ma anche tante attività, sul piano economico-commerciale, pienamente allineate alle regole, e che resta sempre attuale il dibattito sull’attività didattica in presenza nelle scuole.
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