Considerata la variante al Sars-Cov-2 certificata nei giorni scorsi a breve anche a Termoli sarà avviata una attività di screening epidemiologico su base volontaria con il metodo del drive through. Già da qualche settimana l’amministrazione comunale ha scritto al presidente della Regione Donato Toma, al direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano e al direttore della Protezione Civile, Manuel Brasiello, affinchè in città si possa svolgere questa ulteriore indagine epidemiologica tesa ad individuare cittadini positivi al Sars-Cov-2 aumentando così il raggio di controllo sulle persone potenzialmente contagiate. “Dopo aver avanzato la richiesta, si attende adesso solamente di sapere quando sarà disponibile il supporto tecnico specializzato da parte della Protezione Civile, dell’Esercito e della Croce Rossa per programmare l’esecuzione dei test antigenici rapidi”, spiega il sindaco Roberti. “Appena arriverà la conferma, la popolazione sarà subito informata sulle modalità di adesione e sulle giornate in cui saranno eseguiti i tamponi”.
La lettera dei sindaci a Toma e alle autorità sanitarie.
Intanto, con una missiva inviata nel pomeriggio di ieri, i sindaci del Basso Molise hanno chiesto un incontro urgente al presidente della Regione Donato Toma, al direttore Generale dell’Asrem Oreste Florenzano, al direttore sanitario Maria Virginia Scafarto e ai commissari Angelo Giustini e Ida Grossi. Nella lettera sono state evidenziate tutte le criticità che attualmente si vivono nei paesi del distretto sanitario a causa dell’incremento di contagi derivati dalla variante del Covid-19 che è stata evidenziata negli ultimi giorni. A farsi promotore dell’iniziativa il sindaco di Termoli Francesco Roberti. Il coordinamento dei sindaci del Basso Molise si è riunito diverse volte in questi giorni per cercare di trovare una intesa al fine di fronteggiare l’emergenza epidemiologica.
Signorie Loro Illustrissime, con la presente nota a firma dei sindaci del BassoMolise si porta a conoscenza delle difficoltà che stanno attualmente vivendo i nostri territori a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 che perdura ormai da un anno, e la nuova ondata preoccupa ulteriormente in considerazione della variante Covid-19.
Nei nostri comuni la figura del sindaco, oltre ad essere intesa come massima autorità sanitaria locale, viene soprattutto considerata come un amico, un fratello, un conoscente a cui rivolgersi per confidare paure, dubbi e perfino difficoltà personali.
Oggi chi scrive lo fa in questa veste e non come un amministratore burocrate posto dietro una scrivania, bensì come colui che posto in prima linea, deve dare rapide risposte alle innumerevoli difficoltà. La declinazione degli eventi a cui siamo chiamati ci porta ad essere consapevoli che una pandemia è intesa come una emergenza gravosa dove il fattore tempo è la prima variabile da soddisfare.
L’impennata dei contagi e l’alta percentuale dei positivi fa emergere con maggiore evidenza la presenza di soggetti con una sintomatologia accentuata tale da richiedere rapide cure e una maggiore ospedalizzazione. Comprendiamo bene la pressione sui nostri nosocomi e sugli operatori sanitari.
Tuttavia l’evoluzione del virus, essendo più aggressivo, richiede una rivisitazione dell’approccio principalmente da un punto di vista dei ricoveri. Quanto ci viene segnalato dai nostri concittadini non è legato esclusivamente alle terapie che attraverso le Usca vengono somministrate periodicamente ma, il loro stato di degenza, ha altresì bisogno di ulteriore assistenza connessa allo stato di salute in cui versano.
Molti soggetti vivono soli, altri hanno intere famiglie positive. Le sintomatologie più frequenti sono la spossatezza, la febbre alta e l’incapacità di compiere le più elementari attività quotidiane.
Molte famiglie, a causa di tutto ciò, spesso non hanno nessuno che li possa assistere. I malati hanno difficoltà nel cucinare, nel lavare la biancheria e pertanto presentano uno stato di degrado familiare che acuisce ulteriormente la degenza.
Troppi anziani hanno bisogno di ossigenoterapia, peraltro introvabile. Di saturimetri, maschere per l’ossigeno e altra strumentazione che in alcuni casi risultano di difficile utilizzo.
Pur riconoscendo lo sforzo incessante a cui le Usca sono sottoposte quotidianamente, va evidenziato che il nostro territorio presenta altresì una viabilità fragile e che mette a dura prova anche gli operatori sanitari nel doversi recare nei vari comuni.
Oggi l’intervento tempestivo è alla base della cura da Covid-19 soprattutto nei malati già affetti da altre patologie.
Come sindaci segnaliamo l’urgenza di avere maggiore disponibilità all’isolamento dei singoli soggetti, nonché al ricovero dei tanti cittadini che da soli non possono affrontare l’evoluzione della malattia.
Ci chiediamo se non sarebbe opportuno ampliare spazi ospedalieri già attrezzati, nei quali la presenza di operatori sanitari vaccinati con l’ausilio delle Usca implementerebbero una assistenza continuativa con ulteriore supporto psicologico del malato.
Una riprogrammazione degli spazi ospedalieri sarebbe un elemento indispensabile per poter arginare in maniera celere l’espandersi della pandemia. Tali interventi sono di facile attuazione e non più procrastinabili.
In attesa di un Vostro riscontro, si richiede un incontro con i sindaci (o delegazione ristretta) per affrontare la suddetta tematica.