Chirurgia laparoscopica sempre meno invasiva e con elevati standard di cura: è l’ultima frontiera delle nuove tecniche operatorie che adesso si avvale di uno strumento altamente performante: la colonna laparoscopica, utilizzata in pochi centri in Italia. Uno di questi è il Gemelli Molise, ospedale ad alta specializzazione con sede a Campobasso. La struttura ospita 130 posti letto, con unità altamente specializzate per le malattie cardiovascolari e l’oncologia. Gemelli Molise è anche sede universitaria e centro di ricerca. Il Dipartimento di Oncologica – diretto dal prof. Francesco Cosentino con le Unità di Ginecologia Oncologica, diretta dallo stesso Cosentino e l’Unità operativa di chirurgia generale ed oncologica, diretta dal dottor Pier Francesco Alesina – è uno dei pochi centri in Italia ad avere una colonna di questo tipo, di ultimissima generazione, che migliora qualità dell’immagine e quindi la sicurezza dell’intervento. Questa colonna rappresenta una nuova arma in più con cui poter da oggi contrastare i tumori al colon retto che rappresentano la terza forma più comune di neoplasia al mondo, con 1,8 milioni di nuovi casi nel 2018, e che solo in Italia nel 2020 hanno fatto registrato oltre 43.700 nuovi casi. Ma anche quelli dello stomaco che, secondo gli ultimi dati Airc, in Italia si stima ogni anno colpiscano circa 8.400 uomini e 6.100 donne.
“Si tratta di una metodica associata a minori rischi di complicanze – spiega il dottor Pier Francesco Alesina (nella foto in alto) – e riduce significativamente il dolore post-operatorio. Il paziente può rimettersi in piedi dopo uno o due giorni e riprendere una normale mobilità”. “La colonna laparoscopica in uso al Gemelli Molise rappresenta quanto di meglio c’è oggi sul mercato mondiale – afferma il professor Francesco Cosentino (foto in basso), direttore del Dipartimento di Oncologia e dell’UOC di Ginecologia oncologica dell’ospedale, – è uno strumento di alta precisione che riduce molto i margini di rischio, connaturati a qualsiasi tipo di terapia chirurgica”. Si tratta di un sistema di strumenti tra loro collegati, il cui “ultimo tassello”, il più importante, è una telecamera che si inserisce con un piccolo foro di appena un centimetro nell’addome del paziente, collegata ad una serie di fonti luminose e di dispositivi che permettono al chirurgo di vedere all’interno con una altissima risoluzione. Si possono così osservare anche le strutture anatomiche più piccole, lavorando con una precisione millimetrica per asportare solo il tessuto neoplastico e preservando quello sano. “L’immagine che il chirurgo visualizza è tridimensionale – spiega Cosentino – quindi più realistica possibile. Vi sono dei filtri particolari che consentono di ‘colorare’ i tessuti, distinguendo grazie alle differenze cromatiche le parti da asportare”.
Nel corso di due importanti meeting – il primo promosso da Cosentino su endometriosi profonda con resezione intestinale e un altro dedicato alla chirurgia endocrina ed in particolare alla chirurgia del surrene, ai quali hanno hanno partecipato tra gli altri il prof. Rocco Bellantone, presidente Facoltà di Medicina, il prof. Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli – IRCCS di Roma e il prof. Vincenzo Valentini, direttore scientifico Gemelli Molise – si è discusso, tra le altre cose, di una metodica specifica di applicazione della nuova colonna, la surrenectomia retroperitonescopica. Si tratta di una nuovissima tecnica che solo pochi centri in Italia possono eseguire. La nuova metodica consiste nella rimozione per via mini-invasiva di tumori del surrene evitando di “attraversare” la cavità addominale. Si stima che in Italia il 3-5 per cento degli individui abbia una massa nel surrene. Per fortuna solo il 10 per cento di queste è un tumore maligno. Secondo i dati Airtum (Associazione Italiana Registro Tumori), l’incidenza è di 1-2 casi su un milione di persone ma solo nel 30 per cento dei casi la diagnosi avviene in fase precoce. La chirurgia laparoscopica e le innovazioni in chirurgia sono modelli dei più elevati standard di cura e contraddistinguono la nuova strada che la chirurgia generale di Gemelli Molise ha intrapreso.
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