Maria Virginia Scafarto non è più il direttore sanitario dell’Asrem. La dirigente originaria di Scafati (Salerno), che compirà 64 anni il prossimo 14 luglio, ha rassegnato le dimissioni sia all’Asl Napoli 3, di cui era dipendente, sia all’Azienda Sanitaria del Molise, dove ricopriva il suo ruolo con posizione di distacco. Una mossa a sorpresa, visto che il suo incarico scade nel 2023, ma soprattutto a quasi due mesi dal pensionamento annunciato per il 1 luglio, con cui rientrerebbe con la cosiddetta quota 100. Una scelta di cui al momento non sono chiari i contorni e di cui non si conoscono le motivazioni neanche dalla diretta interessata, che abbiamo provato a contattare senza ricevere risposta. La domanda, come abbiamo fatto intendere, è duplice: perché dimettersi dalla direzione sanitaria Asrem se tale incarico è valido fino al 2023 e il pensionamento non è incompatibile con il suo ruolo di dirigente? Perché inoltre anticipare le dimissioni di quasi due mesi dal pensionamento? Forse si è trattata di una mossa tecnica. Forse burocratica. Forse personale. Chi lo sa. Nelle ultime riunioni istituzionali sullo stato di emergenza il passo indietro anzitempo della Scafarto non è saltato fuori, né in via ufficiale né dalle indiscrezioni. Ma un dubbio – e questo va sottolineato col pennarello trattandosi di mere ipotesi – sorge spontaneo. E’ possibile che qualcosa a livello giudiziario stia bollendo in pentola? Lo scorso 12 marzo il commissario ad acta alla sanità molisana, Angelo Giustini, presentava formalmente le sue dimissioni che aprivano la strada all’individuazione del suo successore, l’istriana Flori Degrassi. Una settimana prima di quella decisione, Giustini era stato raggiunto da un avviso di garanzia. Il Generale della Finanza viene indagato dalla Procura di Campobasso per omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio nell’ambito della gestione dell’emergenza sanitaria. Nel frattempo non solo l’inchiesta è andata avanti, ma altri eventi si sono succeduti in questi mesi. Come ad esempio le denunce dei comitati per le vittime del Covid. O le polemiche su presunte incompatibilità dei titoli del ds rispetto al ruolo di dirigente. Eventi, indiscrezioni, supposizioni che si mescolano nella scia di mistero che la decisione del direttore sanitario lascia inevitabilmente dietro di sè. Se davvero ci fosse una inchiesta giudiziaria in corso che in questo momento potrebbe rendere compromettente la posizione di qualcuno che riveste un ruolo pubblico, per quel qualcuno, forse, potrebbe essere cosa ideale, se non strategica, abbandonare quel “vestito” prima del tempo. Domande, supposizioni, che potrebbero perdersi nel vento o che potrebbero trovare risposte, in un modo o nell’altro, nelle prossime settimane.
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