Figura anche il Molise nell’operazione anti caporalato condotta dai Carabinieri della Compagnia di San Severo e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, coordinati dalla Procura di Foggia, che all’alba di oggi hanno eseguito 7 arresti (tre in carcere e quattro ai domiciliari) e posto sotto controllo giudiziario 5 aziende dal fatturato complessivo di 2 milioni di euro. Una parte dei circa 150 braccianti assunti con contratti farsa e sfruttati con turni massacranti per la raccolta dei prodotti stagionali era impiegata presso le campagne di Campomarino. Alla ricerca disperata di un lavoro, venivano reclutati da un “caporale” senegalese nei ghetti di Capitanata (ex pista di Borgo Mezzanone e Gran Ghetto), assunti da una cosiddetta azienda-schermo di Orta Nova, il cui fittizio amministratore risulta irreperibile dal 2011, e poi smistati presso aziende compiacenti, in base alle necessità. Tale azienda operava sotto una cornice di apparente legalità nella gestione dei rapporti di lavoro, grazie alla comunicazione di assunzione Unilav, In realtà i braccianti venivano destinati “a titolo oneroso” ad altre aziende agricole per raccogliere i pomodori nelle province di Foggia e Campobasso in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno. Le giornate di lavoro, stando ai lunghi mesi di indagine che vanno dal marzo 2020 al febbraio 2021 e come risulta da documentazione ed elementi raccolti, non prevedevano pause e dispositivi di protezione, né il pranzo incluso. Se un lavoratore aveva sete, doveva recarsi al pozzo per bere acqua probabilmente non potabile. Il compenso dei braccianti era calcolato a ora (5 euro) o a cassone (4,5 euro) e l’attività veniva videoregistrata per permettere ai datori di lavoro e ai loro delegati sul campo di poter contestare eventuali inadempienze da scalare sul già minimo compenso, ad esempio 50 centesimi per pause non previste, pomodori sporchi, cassoni riempiti male o posizionati erroneamente sui camion.
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