Da domani 15 ottobre scatta l’obbligo green pass sui luoghi di lavoro. Una scelta che impone quindi alla stragrande maggioranza della popolazione di esibire la certificazione verde, quindi di essere vaccinata contro il Covid o di aver effettuato un tampone o test rapido – con esito negativo – nelle ultime 48 ore. Il dibattito è ancora accesissimo e di fatto si arriva alla resa dei conti per tutti coloro che finora non hanno aderito alla campagna vaccinale. C’è chi la ritiene una misura indispensabile o comunque utile, molti datori di lavoro come un ulteriore onere, dal momento che il mancato controllo dei propri dipendenti/collaboratori prevede sanzioni fino a 1000 euro, altri (vaccinati o meno) come uno strumento di discriminazione. Fra questi ultimi il Sindacato Operai Autorganizzati che unitamente a Cobas e FlmUniti, con una comunicazione ufficiale e per conoscenza alle istituzioni governative, hanno proclamato lo sciopero nazionale dal 15 al 20 ottobre per tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore privato. “Con questo sistema – denunciano, – che ricorda gli anni più bui della nostra storia, si torna alla pratica del controllo personale sulle scelte e le vite dei lavoratori, oltretutto abilmente con la regia del governo Draghi le aziende scaricano anche i costi dei tamponi sui dipendenti. Si tratta davvero di sicurezza sul luogo di lavoro? La spremitura sui lavoratori é inaccettabile compreso lo sblocco dei licenziamenti. Sia chiara una cosa fondamentale, i movimenti no vax e no green pass di stampo fascista sono complici del sistema con le teorie della tensione e della destabilizzazione sociale per coprire le reali motivazioni di una seria lotta sociale per i diritti. Con coscienza continueremo a essere vigili e a portare avanti la nostra linea, per questo invitiamo ad aderire allo sciopero nazionale e a tutte le nostre iniziative di lotta”.
I lavoratori senza green pass.
Il lavoratore, pubblico o privato, che non abbia il green pass al momento dell’accesso al luogo di lavoro è considerato assente ingiustificato, senza diritto allo stipendio, fino alla presentazione del certificato Covid. Nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il 5° giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, e comunque per un periodo non superiore a 10 giorni, rinnovabili per una sola volta. Una volta accertata la mancanza di green pass del lavoratore all’accesso al lavoro, il datore deve effettuare una segnalazione alla Prefettura per l’applicazione della sanzione amministrativa. Il lavoratore che accede al luogo di lavoro senza green pass è soggetto, con provvedimento del Prefetto, a una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 euro. Vengono poi applicate anche le sanzioni disciplinari eventualmente previste dai contratti collettivi di settore. Oltre alla retribuzione, non sarà più versata al lavoratore senza green pass qualsiasi altra componente della retribuzione, anche di natura previdenziale, avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, previsto per la giornata di lavoro non prestata. I giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità di servizio.
I lavoratori non vaccinati per motivi di salute.
I soggetti che, per comprovati motivi di salute, non possono fare il vaccino anti-Covid devono esibire un certificato contenente l’apposito QR code (in corso di predisposizione). Nel frattempo, il personale esente, previa trasmissione della relativa documentazione sanitaria al medico competente dell’amministrazione di appartenenza, non può essere soggetto ad alcun controllo.
Sanzioni per i datori di lavoro che non effettuano controlli.
Il datore di lavoro che non effettua le verifiche sul green pass previste per legge rischia una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 euro.