Il 19 novembre studenti e studentesse scendono in piazza perché, scrivono con una provocazione, “la notte non dormono se hanno un’interrogazione il giorno dopo”. E il timore non è di prendere un brutto voto. “Scendiamo in piazza – spiegano – perché dopo la pandemia ci siamo ritrovati soli e la socialità, fondamentale nell’ambiente scolastico, è stata spezzettata in frammenti tra i banchi. Il 19 novembre scendiamo in piazza perché ogni mattina studenti e studentesse utilizzano mezzi pubblici e navette non ecologiche e in cui il distanziamento non è mai garantito. L’edilizia scolastica, le scuole e le classi presentano ancora problemi strutturali da anni. Scendiamo in piazza perché vogliamo un sistema scolastico che contribuisca al benessere psicologico e che non sottoponga a stress fisico e mentale studenti e studentesse. Vogliamo una scuola che dia il giusto spazio al corpo, alla sessualità, alle minoranze”.
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